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the moony files #33

Buongiorno, bentornato nella fanzine digitale di Lunetta11.
The moony files è la newsletter dedicata alla nostra arte, ai nostri artisti e al nostro territorio.

 

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"ABBRACCIO ELASTICO"
FAUSTO MELOTTI E ISMAELE NONES

3-5 FEBBRAIO 2023
ARTEFIERA BOLOGNA

PAD. 26 STAND B24

Dal 3 al 5 febbraio Lunetta11 sarà ad Arte Fiera Bologna dove insieme a Galleria d’arte Niccoli presenteremo la mostra “Abbraccio Elastico” con opere di Fausto Melotti a confronto con il mondo pittorico di Ismaele Nones. Due artisti che vivono tempi diversi ma le cui provenienze geografiche e le tensioni estetiche guardano a simili orizzonti. Per l’occasione abbiamo ideato un manifesto con un testo critico a cura dello storico dell’arte Leonardo T. Manera e la grafica ad opera di Studio Grand Hotel. Venite a prendere la vostra copia durante i giorni di Arte Fiera, vi aspettiamo! 


Vi lasciamo con questa intervista a Leonardo T. Manera che racconta “Abbraccio Elastico” dal suo punto di vista di storico dell’arte ed esponente della nuova generazione.
 

Ciao Leonardo, cosa pensi dell’accostamento Melotti-Nones? 

Nel mondo dell’arte è talvolta percepito come un coraggioso azzardo fare simili accostamenti, quando le opere di un giovane vengono affiancate ad autori storicizzati, non sempre è una pratica ben vista. 

Fausto Melotti, Contrappunto Piano, 
1973
 

E tu cosa ne pensi? 

Credo sia tutto il contrario, che sia una pratica interessantissima a cui tra l’altro Lunetta11 ci sta felicemente abituando. Credo molto nell’accostare tempi e spazi diversi. Il titolo “Abbraccio Elastico” in un certo senso si riferisce proprio a questo. Tutte le opere d’arte vengono deformate quando vengono messe in mostra, lontane da una loro "comfort zone”. Ma una volta che queste suggestioni finiscono e le opere tornano alla collezione o al museo di appartenenza, riacquistano la loro forma. Questo passaggio deformante nel frattempo può creare nuove visioni.

Come storico dell’arte di nuova generazione, come ti avvicini criticamente alle opere d’arte?

A me non piace molto “interpretare”. Mi interessa di più l’aspetto descrittivo, la forma sopra il contenuto che spesso è una nostra esigenza. Quelle di Nones-Melotti sono due tensioni estetiche che dialogano benissimo sul piano della forma. 

Puoi entrare un po’ più nel dettaglio? 

L’aspetto che è più evidente in entrambe gli artisti è la creazione di un mondo e un tempo diversi dai nostri. Innanzitutto non frammentari: sono nuovi mondi ma che ci vengono proposti come finiti. Non sono ipotesi, non lasciano interpretazioni aperte, anzi; sono belli proprio perché “esatti” e finiti. Secondo me è molto bello questo perché c’è sempre il problema della soggettività e dell’interpretazione, con cui l’arte si confronta soprattutto a partire dal Novecento. Invece a volte è bello guardare le cose senza interpretazione, senza dubbi o ipotesi, semplicemente contemplare un nuovo mondo. Una caratterista che si vede tantissimo in Nones, quasi tutte le opere riflettono su questo aspetto, creano uno spazio molto riconoscibile e in cui ci si può muovere. Poi ci sono altri aspetti in comune, ad esempio un impianto “scultoreo” condiviso, il background di Ismaele prima della pittura affonda in quello plastico e Melotti è stato innanzitutto uno scultore. C’è poi l’aspetto geometrico e matematico in Melotti che è già riconosciuto e storicizzato dalla critica ma anche Nones condivide senza dubbio questo approccio. Come ho scritto anche nel testo critico che accompagna la mostra, nella sua pittura tornano questa sorta di “piastrelle”, quasi esercizi di spazio, delle unità che permettono a noi di orientarci. 

Ismaele Nones, Natura morta, 2022


Ci descrivi questi mondi che lo spettatore si trova davanti, anche attingendo al tuo bagaglio da storico dell’arte? 

Sono molto particolari. Hanno un qualche piccolo accenno di metafisica ma senza esserlo. Chi guarda per la prima volta potrebbe definirli così, ma non appartengono a quell’avanguardia. Perché queste opere non intendono andare “oltre” il nostro mondo come fa la metafisica, vogliono proprio crearne uno nuovo. Sono mondi di cui possiamo interpretare le regole, ci sono principi riconoscibili - quali non è importante, ognuno può trovare i suoi.

Inoltre quella di Nones è una pittura stratificata che rimanda molto alla storia dell’arte. È un mondo, quello di Ismaele, che le persone poi ricordano: è difficile vedere la sua pittura e dimenticarsela. È bello che non l’abbia ancora stravolta, che continui con questa visione. È un po’ come se lui lo vedesse e ce lo trasferisse in pittura. Ci è permesso di entrare, ma anche di tornare, non è un’esperienza singola. 

Ismaele Nones, Sono andato in terrazza III, 2022


 
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